Solo nella lingua napoletana trovi insulti adatti a certi personaggi

Solo nella lingua napoletana trovi insulti adatti a certi personaggi

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Author: Carmine Cimmino
Data : 2022-12-18 06:53:57
Dominio: www.ilmediano.com
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Chiachiello, chiochiaro, chiarchiuso. Certi insulti napoletani sono intraducibili perché mettono insieme metafore, simboli, giochi fonetici e spunti di storia sociale formando un “impasto” che non si può riprodurre in altra lingua. L’immagine di corredo è quella di un quadro di Emilio Longoni “L’arringatore invita gli operai allo sciopero” (1890-92) E lui certamente non aveva preso soldi dai padroni.

 

Pensavo alla intraducibilità di certi “insulti” forniti dalla lingua napoletana mentre scorrevano sullo schermo della TV le immagini di corpose e numerose “mazzette” che puzzavano ancora di petrolio. Il termine “chiachiello” indica una persona di poco valore, capace solo di vomitar chiacchiere anche per nascondere sotto il loro schermo i fatti che gli altri non devono conoscere. Tutti gli studiosi di cui ho letto le ricerche suggeriscono due possibili etimologie: o la derivazione dalla parola del greco antico “blakikòs” che significa “incapace di agire, stupido” o la “memoria” della parola spagnola “cualquier” che indica l’uomo “qualunque” che non ha nessun pregio e nessuna virtù. Ma in realtà le due etimologie proposte non sono convincenti: e perciò viene condivisa da alcuni studiosi l’idea che “chiachiello”sia un gioco onomatopeico costruito sulla ripetizione “chia – chia”, immagine fonetica del flusso di chiacchiere che esce dalla bocca del personaggio. A me questa rumorosa iterazione “chia- chia” pare che voglia riprodurre il rumore esplosivo del fango calpestato. “Chiochiaro” è  “il villano, lo zotico, il rustico”: così scrive nel suo “Dizionario etimologico” Francesco D’ Ascoli che fa derivare il termine da “chiochia”, variante di “ciocia”, calzare dei contadini. Ma lo studioso non escludeva l’origine spagnola, dal momento che la parola napoletana “chiochiarià”, “stare in ozio, perdere tempo in attività di nessun valore” viene dallo spagnolo “cochear”,che ha gli stessi significati. Nel ‘700 scrisse Niccolò Capasso che “presso di noi chiochiaro è il gallinaccio” che veniva allevato in particolare a Caivano, procurando agli abitanti della città il titolo di “chiochiaro di Caivano”. Il termine “chiochiaro” deriva, secondo il Capasso, dal verso dei gallinacci, “chiò chiò”. Un linguista del primo Ottaocento, De Ritis, chiarì che le “chiochie” sono “scarpe grossolanamente affazzonate con cuoio di mezza concia e con tutti i peli”, usate dai “nostri montanari d’ Abruzzo, detti perciò “pedepelusi”.”. Il linguista corresse il Capasso sostenendo che gli abitanti di Caivano non venivano chiamati “chiochiari”, ma “quequeri”. Chiochiaro”è anche il nome di un peperone, che forse è stato chiamato così per le sue ridotte dimensioni.” Chiarchiuso” non è insulto molto usato, ma a quelli della mia generazione ricorda le esortazioni delle nostre madri che ci ricordavano continuamente di pulire il “chiarchio”, il muco che colava dal naso. “Chiarchiuso” è dunque la persona “lorda, sozza” da ogni punto di vista. In G.B. Basile e il G.B. Valentino l’ingiuria (con la variante chiarchiolla ) è rivolta soprattutto contro le donne di facili costumi. Quale sia l’etimologia di “chiarchio” non è cosa certa. Qualcuno collega la parola allo spagnolo “charco”, “pozzanghera”, ma Giovanna Riccio che ha studiato gli ispanismi presenti nella lingua napoletana ritiene che questo collegamento non abbia solide basi linguistiche. Ci sono anche altri insulti che iniziano con il “chia…”, ma si avvicina Natale ed è meglio contenersi.

 



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